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martedì 18 luglio 2017









Non ti crucciare



All'ombra d'una nube di probabile intemperia
vivo le luci della città di notte
Spengo allacci e risa per ritornare al torrido
-il sangue del mio corpo attira solo insetti-

La sequenza del libro in pensiero
soffia pagine al precedere d'oggi
e fra un rigurgito di previsioni e fato
prego Lacheronte d'inghiottirmi alle sue acque










Maestra dei miei verbi



Crescevamo io ed i giorni insieme
tra preghiere, pane e marmellata
ed ero già pur grande per i tagli 
delle confezioni in latta ad ogni tonno

Mia madre preparava pranzi e cene
alle sue tante generazioni
strette e con ginocchia sotto il tavolo -di lucido gambo- 
in ataviche sedie disuguali

La scuola che gestiva le mie ore
potevo salutarla alla ringhiera
ed ogni tozzo d'amore quotidiano
da chi il sapere in gessi mi donava
finiva dritto dritto in tasca al giorno

T'amo maestra dei miei verbi
nei ricordi in braccio al tempo ad incorniciare giochi
e t'amano ancor oggi le mie mani
nel digitarti a sera fiori a mazzi









Son grilli e stelle



Adesso no
non puoi bloccare il passo
ad un puledro biondo
ingordo d'altipiani erbosi

Non puoi saltare il fosso del sole all'orizzonte
che dell'orizzontale suo fa meta
Metà della ragione sono i sensi
sensibili a sbadigli degli abbagli

Raminghi vanno voci e toni scuri
nel coccolarmi verbo assai scherzoso
e già sto udendo il cielo che mi sbotta.
“Ok, son grilli e stelle questa sera”




lunedì 17 luglio 2017






Sassi neri nelle tasche



Misuro in pianto chilometri
a separarmi dal burrone
Reclino la testa che in rimbalzo
fissa lo sguardo
a sassi e nero -piastrelle-

Nelle tasche del sogno a notturna fascia
si sfregano chiavi in mazzo -come carte-
Cade una Regina che raccolgo senza l'unghia
la corona
la veste
gli ori e il doppio sguardo

Così freddo è questo spazio
elargitomi dal tempo
Un gabbiano nel becco serra cibo del giorno
...nel chiudersi un cancello








domenica 9 luglio 2017















Profuga di te



Bocca
Mi manca la tua bocca

Solo nel bruno meriggio me ne torna il sapore
quando odo lo scivolar di vesti in raso
-profumi d'oriente alle ciglia
profuga di te-
Il cadere di mano in carezza
che cancella ozi di mente e spazio

Trasudo
di vertigine e migrare
della verde mia campagna








Cartolina



Ho tulipani gialli costretti da cornice
La pala del mulino
all'acqua sua riflette
con essi quelli rossi

Di gelosia si muore
ma non del suo colore
come nemmeno il rosso
che chiazza campi in grano.


Cartolina.









 Ancora Maggio



Le nuvole non si spengono
Fanno l'occhiolino e intrigano menti e versi
abbottonando l'aria umida di Maggio
mentre le rose sudano l'avvento di stagione

La pioggia mi strappa il golfino ormai fine
dall'infilarvi mani e braccia in pelle
e gli occhi miei si adeguano diventando goccia
“Vieni, che le foglie hanno trovato tomba”








Duetto



I


Ora non ho fame
Non ti devo spiegare il perché
ma spiegami tu la ragione che ti blocca alla porta
ai valichi delle mie alpi
sorgenti da valli arruffate come manto d'ovino

Avorio è la mia ombra che d'ombra vive
riflettendo negli occhi saturi l'immagine tua e del levante
e parlami
di cosa vedi dall'occhio e dal cuore.


II


So che la scorta d'anima tua sorride al limbo
ed io sorrido a te qui
fra le mie note stonate senza pazienza
ma ti sorrido
e dormi












Facessimo la mano divenir gancio all'ottava



che incede nel ripetersi fino ad irta vetta
raccoglieremmo plausi e in labbra pur sorrisi
-la scala non è a norma e mi sgambetta-

Aspettano l'ascesa succosi frutti rossi
che a coppia un dì lontano di bimba furon gioco
portando nella sera colore all'orizzonte

La brace ora tormenta di fumo l'ombra pigra
fra dondolio di vento
e vento chiama



















Di umido pensiero



Cerca nelle mie convulsioni l'esistere di vita
il redimere al logorio d'ego
il marciapiede che ignobile fa calzare buche ai piedi

Scava nell'ignavo mio pensiero un passo andante
la cava del ritmo al tempo
le pozze allo schizzare occhi

Alza nubi di pensieri umidi
di bocche asciutte
dell'inarcisire al basso giorno

Medica piaghe che ascoltano il canto
mio -sirena senza onde-




















Marsiglia e viole



Vorrei arrampicarmi al vesuvio del mio nastro
ed esser lava di marsiglia e viole
Le rose già primeggiano a cinger case, sogni
-merli del castello a sovrastar colline-

Non mi regali viole, nè caramelle e cerchi
che mi disegno in fogli per non sentirne il dolo
Se solo la rugiada portasse fresco al cuore
potrei fare al mio capo una corona in fiori
ma é solo  



















Sbagliò freccia e cuore



Un tempo portasti me in braccio al molo
dove ormeggiavano mie margherite
dando al brivido giorni in più da taggare
mentre l'acque tagliavano a spicchi il minuto

Ora ti trovo qua a ruminare
quelle che furono impronta e prigione
Allargo un abbraccio da me alla tua nicchia
Cupido quel giorno sbagliò freccia e cuore







Al di là del dolo



Non colpirmi
non colpirmi in una notte come questa

Mi passa agli occhi il cielo e con esso le sue nubi
quelle stanche
accorpate ad altre per dissimulare assolo

Non tingermi le gote e il cuore alterato
del colore di rosa -porpora-
ma sfiora quella che ancora di me è la pelle

al di là del dolo
del mignolo caduco
delle coccole aulenti che ti segnano il rito
ma stancami di te




sabato 8 luglio 2017














Cruna



cerco il mio filo
La cruna non lascia a diametri spazio
e l'opposto ferisce entrando all'estate

-sono sempre io
dai riccioli biondi-

Mi morde pure il gracidar di rana
che immagino verde con occhi guardinghi
portare difesa ai neri piccini

Pure le rondini al cielo dan bruma
nel farsi ognuna falco
in girotondi a preda


-son
solo io
bimba
dai riccioli
biondi-











Figlia della luna



Ora danza, ninfa tra ninfee
che il lago specchia tempo
cadente in tonfo all'acqua

Gioca col dito a disegnarti nuova
ad immagini nel tremare d'onda
e segnati una croce che cancelli il fato
-frasche e germogli d'erba nel finire
cerchiano l'aura di gitana senza luna-