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sabato 25 febbraio 2017




Sai


le donne non ridono
Passano le curve dei propri anni e non rammentano giorni caldi
che guardavano notti dileguarsi a lunghi addii
Non piangono a mattina quando si attutiscono rumori e luci della sera
dove un gatto -solo- chiede tempo all'amore

Siamo gatte, feline,
chiediamo amore al tempo ma è lui che comanda e non è la strada
non ci fa paura quella
ma sono i fossi a farci cadere -noi, su membra fragili
che si accartocciano al tempo d'una sigaretta-

Vedi, le luci creano ombre e viceversa
ma è quando il raggio si fa buio che nasce la distanza
e le notti piangono
come le donne.



lunedì 20 febbraio 2017











                                                                                                        

Vorrei



vorrei che la mia morte fosse cassa di tomba
per sminuire il dolo di questo gelido volto
Ora non mi risponde nulla se non
ma tu dov'eri?
Dove sei?
Vorrei tra le mie mani il tuo destino ma nemmeno il mio posso tenere
ed ho le mani nude
Tu
tu che nel grembo ti volli
tu

Ti sogno e non ci sei perchè sei ali
e stai sopra me e la mia mente contorta di stella
ma io cambio il respiro

e di te ne faccio un quadro -nel mio soggiorno-



domenica 19 febbraio 2017
















Sei più due, otto   

Fratelli



in scala all'età ci si racconta sempre per poi saltare al sesso
ma non c'è sesso tra fratelli di un'unica casa e vita
Si chiamava padre il Re di famiglia e madre, Regina
Tutti mi videro ai fragili vetri mostrare sgomento nell'aria mia nuova
e nell'incertezza che andavo vivendo seguivo il dito a croce di un prete

Sei più due, otto

Eravamo.
Il numero giusto che Dio volle per noi perchè noi siamo giusti
di sbagli e medaglie che appesi alle pelli portiamo nel tempo
che sia esso bigio o raggio del giorno e la luna lo sa



mercoledì 15 febbraio 2017







La mano,


targa di una vita - misteroso destino che le carte non leggono ancora - e poi tu
quadro di dama sul quale scivolano i piedi del gioco come pattini in lama su ghiaccio

Remano contro le braccia di Ulisse che mai raggiunsero terra ferma nei verbi in periodi
di periodi fermi, taciti e guardinghi
come passeggiate in lungomare dove pesci muti di voce e forma
stanno

Mi acceco del riverbero di un nulla che fa ombra nello starnutire l'ultima tinta di bianco



domenica 12 febbraio 2017








La greppia dei gigli dannati



Erano strati sbriciolati di fogliame -quello sottostante-
a contrastare abbagli e ore del mio giorno
Era la greppia dei miei gigli dannati e d'irti abbracci
a consolare il giorno e quei miei baci persi

Era disteso ed era verde, il verde
che solo dei miei anni non cavalca più la chioma
ed era e non più "fosse" che dio mi vide e mi baciò
Baciò quel lembo di pelle ombrata e tesa nel turbinio d'ombre ed ambre perse
così che il suolo restuisse il tronco
e il falco le mie membra
















Nelle plumbee notti




Si pensa spesso in leggere o in scrivere che il punto sia da fine - troncamento -
La piuma che si ferma a un sito stagno parrebbe battezzare un sol periodoche possa esser buono oppure in stentoSoltanto sabbie mobili a tormenti potranno dare aurora alla domandache tanto è sole il brivido nelle plumbee nottida farci ghianda in braccio al sacro giorno (“aspetta...”)


















Ora di glicini, ora d'immenso grigio



Cinguettano nell'esplosivo autunno al nascere d'una stagione curva
e poco a loro importa se siamo al prima o al dopo

La neve già la sento nei saturi meriggi
che con il reo sbuffare nascondono le cime
e sacra è la visione in spolverar di bianco
che fa nascere al petto un cuore nuovo al balzo

E siano ricordi stellati a farci capo
che il gioco ci sorride e sorridiamo al cielo
chiazzato ora di glicini, ora d'immenso grigio
nei quali suoi rotondi mi sono persa in LA




















La selva dei desideri incolti



Sai
la fine a volte sfugge d'incatenate cime

Dicono che è colpa del gorgogliar d'un rio 
ed altri dello sguardo che non rammenda pezze
ma noi sappiamo già che il nuvolar di stenti -sovrastare vigne-
si tende inquieto e salubre a proferir carezze
e nell'udir angelico il gesto d'intonare
note -allungandosi ricreando un canto-
or cade nella selva dei desideri incolti
nel nascere ghirlanda che dall'amore chiede
muto bianco