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sabato 1 dicembre 2018





A schiarire l'ultimo secchio



nei segmenti paralleli d'una strada in foglie
ancora ti scorgo curva del mio tempo
Di quello che non fu che faccio di zaino in spalla
con accenti brevi -grevi- di passo scalzo e svelto

La tirannia onirica mi preme al suo guardare
e non ho acqua per palpebre caduche e battenti
quasi a schiarire l'ultimo secchio d'acqua












Sorriso verticale



Ah, Cleopatra:
la tua fine, scaduta come mozzarella
scritta su talloni di pelle morta
su scatole natalizie dimenticate in soffitta fra topi
e vomiti d'imperfetto

Farfalle ed ali
canti d'Ottobre
fughe dal marcio care d'esuli pensieri -vespero, Vespro-
Comprati l'amore di licantropi a luna piena nel seghettarti buccia
Sorriso verticale





















Assente di carne tesa



ancora bianca senza spine mi giungi neve
I vetri hanno angoli dove lo straccio tarda
ove l'accartocciar di mente imperversa

L'ora batte i tacchi e disincanta gemme
mentre tocco fra i seni
un palpitare che si nega all'oggi
Così le labbra assenti di carne tesa
piovono carezze e baci













Nel rigurgito estivo



Senti come cade l'ozio
Tonfo intermedio d'un giorno
nel rigurgito estivo a raggi e astri

Le stelle cadono
che non v'è cielo a tenerle alte
nello staccarsi come mandorle di panettone andato

Riscrivo finché ho respiro geometrie alla metrica
inumidendo angoli di fogli in braccio al senno
mentre rattoppo nuvole bucate d'astenia


















Spenta d'affreschi



Ora si vestono le contrade di maschere bianche 
Agli occhi un velo di carezza negata 
esalato nel celeste a sovrastare nubi 
ad ingelosire amori 
ricordi 

Spegni di soffio e di fiamma accendi 
stenti in mareggiare d'acque 
-laghi, monti, riflessi d'alito stantio 
di pergolati nudi- 

Calchi e cenere le terre 
su figli nuovi e 
piccole 
sudate gocce 
a terra danno in pastello il giglio