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domenica 19 marzo 2017











Scivolami




dalla fronte alla luna
ove s'allarga la morsa del vento

Dentro le cime del giglio -a sera-
quando la foglia di Adamo oscilla
nell'abbandono del fiore, del figlio

Leggi la trama del mio risveglio
sul turbinio d'onda che cade al guanciale
La morte è al sicuro come i tuoi palmi
-custodia l'arsura del mio quinto mese-














La voce



torna di limbo grazie all'illustre verso
urtandomi nell'acqua
fra un sasso e un tonfo

Salto gli spazi e il verbo teso
che l'ugola vede solo là dal colle
cirri di passato e conturbanti velli

 
Ancora dorme l'amaca al risveglio
nell'osservarmi viola sotto il giunco
che mai potrà ingiallire di mimosa

Steppa il frastuono delle chitarre e fiati
che il tuo s'allunga tondo
e di jazz muore


















Eri ieri, magnolia



La fase lunare si scaglia a un domani
che traggo e ritraggo come zucchero a un bimbo
e mi scrive canzoni nel suo negarsi
caduche e lente -messaggio in bottiglia-

Codifico a scaglie i punti dell'ora
quelli più lenti
chini
vuoti
privi di formule e di firmamento
-scorgo un frammento, lo vedo, mi è dentro-

Gioco con versi e con bambole adulte
o son io ad esser gioco 
e balbetto una luce


martedì 7 marzo 2017










Ora



canto del giorno pigro che mi riserva dune
plasmate - calci a linee morte nei sessanta -
Millanta storie e tempi che cuciono distanze
come talloni vuoti di filo ad intrecciarsi

Passano colline, monti e nevi ma tu
tu non sei nemmeno quando tinte del mare a nord
chiamano brezze di stagione
e non c'è mano ad allungare una carezza al viziato pelo
dove sono gli inchiostri bianchi