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venerdì 7 giugno 2019





Viscere d'un "dunque"



e dentro un cilindrico cubo
fiato a volare
nastro a stringere vergogne
viscere d'un "dunque" mai proteso

Vergine di capo
figlia d'anima rossa
atteso annunzio di mani a corolla

Illuminano seni un manto
a coprir di pastori gregge
offerto in sonetto arcaico 
entr'ora di luna offesa


















Ancora àncora



Vorrei che la notte mi sporcasse lenzuola
di quel nero che dentro ti ci vedi
dove cerchi amor di labbro a merlettarti un rigo

Lavami di te in quel seguir mattina
Sporca di marsiglia la mia nudità 
ancora àncora di mordace frutto














Benedico del male il frutto



Scale a cipressi accesi lambiscono rive
or di campo ora di muto aratro

Svegliati figlia di tempo e fiori
che avanzano progenie di Cupido in festa ed in testa
corone
a rose in vissuto maggio

Svegliati madre
figlia d'oro e incenso bianco
a strozzare di respiro il canto
benedicendo del male il frutto












Il mio paese è verde



Il mio paese è verde
Verde la casa, il contorno. Verdi le risa.

Solo ruderi ei mi lascia:
suol natio che seco avanza
col mio tacer d'affanno
Putride acque chete avvolgono
la mente a sé riversa

-ah, Madre, mai ti persi-












Germoglio di madre casa



Si stacca un germoglio da madre casa

Di linfa piange l'amore in rami
florido di giunti -giunchi- si fa mordace
abbraccia le catene della miseria
fiorendo così di fulgida azalea

Foglie tingono a grigio la triste assenza
chiudendosi in abbraccio
che sì triste la vita più non parea