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mercoledì 17 luglio 2013




Larghe


mi passano le stagioni mentre l'ancora dei forse non si stacca da riva
e
quel senno di me che mi sputa in fronte le sette vite

Pago

Incarcero al mio quotidiano zaffiro l'ossido d'un sorriso che
mi stupisce d'edera - parassita di me -


Didascalia



Dipingo a sera la falce che mi consegna al limbo


Protesi, parole mozze di “credo” figlie d'un amputato giorno
dove le rime non centellinano una sola piega di un sorriso
su labbra stropicciate al vento freddo


Nord


Metto guanti alle mie unghie



A raso d'un silenzio


mi sorprende lo stornare di nubi
Quella gelosia - astio? - del pensarmi antica primavera che non sono
che non trovo
che non canto


L'alzarsi di stelle coprono cerchi di luna appesa
all'incertezza d'una notte che
che sorseggia succo d'io ( essere )
come bimbi l'aranciata

Le notti senza Buio
Nero
Fine


Cercami di te

( Dedica al mio Maestro )




Non appare più la scia   stella di cometa
che del cercarti in tondo non s'arrende


Trovami
che tanta è la fame del tuo io da farmi ingorda
del ricordarti in me verso d'usignolo o
verso in poesia

Trema la terra falcata
pestata da buoi a scarnificarne essenza
mentre di una stella sorge guancia
 










Caso


Planami
su quelle “coccole aulenti”
che il cielo si fece giorno
e sulla nuca del libero suono - oscillare d'ali - spingi.

Libero arbitrio


Respiro di donna

( dedica )


La sera, vicino al tuo

agitato e stanco come una corsa di lepre in sterpaglie
fitte
di boschi
gnomi e bambole di pezza





Largo

 
Il tempo mi scodella nella tazza di caffè
pranzo e cena per la vita
Mi disegna un fiore assente - trascendenza d'un romanzo - nel dipingermi un vermiglio

La corolla innalza al centro quei pistilli - chiede ormeggio -
mentre l'ala d'una fata s'è spezzata a bordo-lago